L'ACQUA E I SUOI USI

Terzo punto interesse

Il colle di Fattucchia è particolarmente ricco di acqua: l’abbondanza di sorgenti, oltre a dare il nome alla via che scende verso Bubè – via delle fonti -, ha favorito un fiorente modello agricolo basato su un sapiente sistema di gestione delle acque – meteoriche e di sorgiva –, in parte leggibile ancora oggi.

Coltivi, case da contadino, dimore da signore: è questo il paesaggio plasmato nel corso dei secoli, grazie anche a raffinate sistemazioni idraulico-agrarie capaci di addomesticare i terreni collinari. L’armonioso paesaggio della collina arborata è l’esito dell’impegno dei numerosi contadini che, fin dai secoli basso-medievali, hanno coltivato questi terreni affidati loro a mezzadria, un sistema di conduzione agricolo destinato a durare per secoli.

Il contratto mezzadrile prevedeva che il proprietario terriero assegnasse al socio-colono un podere idoneo alla produzione agricola, dotato di abitazione per la residenza del coltivatore e della sua famiglia. Il colono si impegnava a lavorarlo e partecipava alle spese di gestione e agli utili nella misura del 50%. Al mezzadro era affidata anche la cura dell’assetto territoriale, con la costruzione e la manutenzione di sistemazioni idraulico-agrarie volte a facilitare la coltivazione sulle pendici delle colline e a preservare la fertilità dei terreni dall’azione erosiva delle acque meteoriche. I terrazzamenti ad esempio, vere e proprie terrazze costruite con muri a secco realizzati a mano con l’ausilio della sola forza lavoro animale, rendevano i campi più facilmente coltivabili (a mano e con i buoi) e limitavano il ruscellamento delle acque superficiali. Anche le zanelle, attraverso e a lato delle strade, consentivano il deflusso controllato delle acque, convogliate poi negli acquidocci. Questi canali, generalmente posti in zone di impluvio e rettilinei secondo la linea di massima pendenza, avevano una dimensione varia in ragione del volume di acqua da ricevere. Erano completamente rivestiti in pietra, per lo più a secco, spesso con piccoli rilevamenti trasversali sulla pavimentazione detti “riprese” allo scopo di rallentare la velocità di scorrimento delle acque e trattenere piccoli depositi di terra. L’acqua era infine scaricata in fossi, torrenti e fiumi. Per evitare i ristagni di acqua, il sottosuolo era infine attraversato da un incredibile reticolo di drenaggi sotterranei.

L’acqua è però soprattutto una risorsa essenziale per l’uomo, le coltivazioni, gli animali e fondamentale ne è l’approvvigionamento, tramite sorgenti ove possibile, o pozzi scavati nel terreno. Fino al dopoguerra, l’acqua era sollevata con secchi e altri contenitori; in seguito, l’elettrificazione rurale, l’utilizzo di pompe, l’escavazione di pozzi profondi e la disponibilità di tubazioni hanno migliorato in modo incomparabile le modalità di approvvigionamento idrico. Ampiamente diffuse nelle nostre campagne e largamente utilizzate in passato come oggi sono le cisterne, grandi depositi di acqua piovana raccolta dai tetti.

Dal secondo dopoguerra la mezzadria ha conosciuto una progressiva crisi, fino a essere ufficialmente abolita nel 1982. Nel frattempo, le esigenze di modernizzazione in campo agricolo e una sempre più diffusa meccanizzazione, avevano avviato un profondo cambiamento nel paesaggio, con una specializzazione delle colture sempre più adeguata alle richieste di mercato.

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